Sognare di volare è per l'uomo un fatto ricorrente, come il desiderare di poterlo fare, ci porta a pensare di poter evitare i problemi, fuggire da determinate situazioni o d'altro canto di poter intervenire senza ostacoli e immediatamente, o ancora di poter spiare senza essere visti, in modo da ottenere un vantaggio nei confronti del nostro avversario, esattamente ciò che grazie all'invenzione dell'Ingegnere Santoni, si poté fare, permettendo agli eserciti di avere maggiore conoscenza del territorio nemico e pertanto di studiare in maniera più mirata e sicura qualsiasi assalto.
Tale desiderio, tale capacità, tale potere era già stato ampliamente omaggiato e onorato nella Mitologia Greca Classica, dove lo possiamo trovare personificato in un animale, l'Aquila, che oltre ad essere maestosa e a possedere una costellazione a lei attribuita, era anche sacra a Zeus, Re degli Dei.
Sicuramente il mito più celebre è quello narrato da Ovidio:
"Zeus innamorato di Ganimede, un affascinante giovane che ebbe i suoi natali in Frigia decise di sedurlo ad ogni costo, anche ricorrendo al rapimento.
Il sommo Dio prese l’aspetto di un'Aquila, animale a lui stesso particolarmente sacro per la sua magnificenza, per la sua velocità e perché, secondo la leggenda, era l’unico essere vivente in grado di fissare direttamente il Sole senza subirne alcun danno.
Per tali motivi all’Aquila era affidato l’incarico il vanto di recare i fulmini che egli scagliava contro chi lo faceva adirare o lo offendeva. Quindi con quelle sembianze Zeus si lanciò in un maestoso volo verso il giovane, lo afferrò saldamente per le spalle con i suoi poderosi artigli e librandosi elegantemente verso i cieli più alti lo trasportò nella sua dimora sull’Olimpo, dove lo nominò coppiere degli dei."
Damiano Mazza, "Ratto di Ganimede", sec. XVI (National Gallery, Londra)
Un ulteriore mito racconta:
"Zeus, mentre si preparava per combattere contro Crono, suo padre, per conquistare la supremazia fra gli dei, fu visitato da un Aquila, volatile a lui sacro, che gli lasciò una premonizione favorevole alla sua causa: difatti sua fu la vittoria nella battaglia.
Per esprimere all’uccello la sua riconoscenza, Zeus lo trasformò in una costellazione trasportandolo fra gli astri."